Allegoria, 1933
Inchiostro su carta 31 x 21 cm
Firmato in basso a sinistra: “Cagli”
Roma, Collezione privata
Quando il sole tramonta,
la pupilla s’abbaglia nella luce che annulla la vista.
Quel non vedere è peggiore dell’andare oscuro
nel buio profondo della notte fonda.
Apollo, lume incontaminato
ha gli occhi logori dal viaggio: deve dormire.
Alle soglie della sera appare al suo fianco
la larva del figlio Fetonte
ed è rinnovato dolore per il dio della luce
stanco del nulla di nuovo
che un altro giorno ha aggiunto alla vanità dei millenni.
Tra monti il sole si perde alla vista
e va a celarsi sotto l’ammanto delle cose che ha vivificato.
Cede al sonno e, sotto le palpebre chiuse,
nel primo sogno ritrova tutto quel nulla di nuovo
che dal principio del mondo
è stato condannato ad alimentare.
Ripensa alla vita che dai suoi raggi ha tratto ristoro,
a quelli che lo hanno rinnegato,
a chi continua a benedirlo,
all’amore delle salamandre affamate di calore,
a chi gli si affida,
ai disperati di perderlo per sempre,
alle fanciulle amate,
ineluttabilmente ostili alla sua passione,
alle metafore del sol leone.
Si sveglierà più provvido?
Domani tornerà, come ogni giorno,
a spiegare Dio a chi lo ignora.
( Cagli nel centenario della nascita, a cura di A. Calabrese. )