Davide con la testa di Golia,1938
Olio su carta, 28 x 44,5 cm
Firmato in basso a destra: “Cagli 38”
Roma, collezione privata
Davide, l’adolescente, che con l’aiuto di Dio ha colpito con la fionda il gigante fiero della sua pre-potenza, non ha indugiato. Appena lo ha visto cadere al suolo, lo ha assalito con impeto generoso; ha, per così dire, scalato una montagna di carne e di barbarie, per raggiungere, oltre le spalle, la testa di Golia e troncarla con una spada possente. L’arma è enorme per la mano di Davide ed è certo di gran peso quel capo che ha dovuto sollevare per i capelli per completare la decapitazione.
Cagli ritrova un tempo mitico di eroi nudi che coraggiosamente osano affrontare i giganti. Eccoli sulla scena i generosi domatori di cavalli, pronti al sacrificio per amore di civiltà: in questo le primavere elleniche si fondono e s’inverano con gli episodi biblici. L’intelligenza lotta contro la bestialità; osa, soccombe al primo confronto, ma poi vince e trionfa.
Così avanza il civile progresso e varca nuove frontiere. Così Davide, pastore esperto di fionda e pervaso di interiore armonia, può transitare dall’abile uso di un ciottolo che, utilizzato come proiettile e messo a segno, rende un rumore sordo o sonoro all’arpa della poesia, interprete del segreto delle cose visibili e di quelle che non cadono sotto i nostri sensi.
Intanto vale la pena ricordare che la lotta rende feroci anche gli innocenti. Nella gioia della pace l’eroe giovinetto, destinato a diventare un grande re, esercita la sua creativa fantasia, servendosi dell’arpa e del canto poetico, per cui lo conosciamo sommo nei Salmi e nel Cantico dei cantici.
( Cagli nel centenario della nascita, a cura di A. Calabrese. )