San Girolamo,1934
Acquerello su carta, 32 x 43 cm
Firmato in basso a sinistra: “Cagli”
Roma, collezione privata
Il santo ha tra le mani il libro sacro sollevato dall’ambone, regge la memoria delle parole di Cristo nell’inclinazione parallela a quella del leggio e ad un tratto, con gli occhi rivolti al crocifisso, viene coinvolto totalmente nell’immedesimazione del sacrificio del figlio dell’Uomo. Del tempio resta, squadrato nella logica architettonica, solo il pavimento, mentre deflagrano le ragioni della ragione negli occhi del santo, atterriti, sbarrati, fissi sulla croce, che ricorda la tragedia della Passione.
Di fronte a quel sacrificio volontario, di fronte al Dio fatto uomo, che accetta di morire per il riscatto dell’umanità, la pietà dell’uomo di fede trema e vive attonita il tempo della crocifissione. San Girolamo è altrove. Si sono dissolte le pareti del tempio; è sul calvario, proprio dove gronda, nel sangue del Cristo, tutto il dolore del mondo. San Girolamo vive l’oscurità del cielo e della terra, tutto lo scandalo della redenzione, la grandezza assoluta dell’Uomo-Dio.
Trema, si ammanta di un dolore così ineguagliabile da vincere ogni ipotizzabile confronto. Cagli ha dipinto, nel senso pieno, un coinvolgimento che mai dovrebbe essere estraneo a chi ritualizza il mito del sacrificio che si rinnova nella messa.
( Cagli nel centenario della nascita, a cura di A. Calabrese. )