Questo quadro lo chiamo Il vasaio, però non rappresenta nella mia intenzione né il torniante né il tornio, uomo e congegno immobili secondo i limiti di una pittura di tre dimensioni. Quello che lega il torniante al tornio è un rapporto di lavoro che si svolge in virtù di un movimento.
Movimento che genera il vaso e il piatto, rapporto tra ruota e uomo che decide dell’arte della ceramica.
Per amore a quel rapporto di lavoro e a quel movimento che lo esprime, ho dipinto questo “vasaio”, pagina autobiografica, riandando alle esperienze di vita di fabbrica e a quanto quel mestiere m’ha insegnato che sarebbe qui superfluo raccontare se dal quadro non fosse infine espresso.
Corrado Cagli
L’opera apparteneva all’industriale di origini forlivesi, Giuseppe Verzocchi, specializzato nel settore dei laterizi, che, tra l’ottobre 1949 e la metà degli anni ’50, invitò numerosi artisti ad elaborare un dipinto di dimensioni prefissate (90×70 cm) sul tema del lavoro e un autoritratto, richiedendo inoltre di inserire in ogni opera un mattoncino con la sigla V&D, marchio dell’impresa del committente. La collezione, composta da 71 quadri, fu presentata per la prima volta a Venezia nell’Ala Napoleonica delle Procuratie in concomitanza della XXV Biennale Internazionale d’Arte.