Bagatto, 1952
Olio su carta intelata, 102 x 70 cm
Firmato e datato in basso a sinistra: “Cagli, 52”
Roma, collezione privata
Questi dipinti fanno parte di quel piccolo ma importante ciclo pittorico realizzato da Cagli intorno al 1951, presentato da Renato Guttuso nell’aprile ‘51 in una personale alla Galleria San Marco di Roma, e l’anno successivo nella sala della Biennale di Venezia presentata da Marchiori.
Si tratta di tele di grandi dimensioni, dai titoli “rivoluzionari”, Levata di scudi, Motivo epico, Ça ira.
Anche in questa serie viene utilizzato il procedimento tecnico dell’impronta indiretta, con la stesura del colore mediante polverizzatore e il conseguente effetto pulviscolare. In queste opere Cagli torna a rivisitare il cubismo, questa volta non nella versione picassiana de La chanson d’outrée o in quella braquiana dei primissimi anni quaranta, ma in quella del versante orfico. “La pittura contemporanea proviene dalla grande avventura orfica, la cui idea dominante è il compenetrarsi dei volumi e dello spazio” affermava l’artista in un’intervista di quegli anni.
Ed è proprio la compenetrazione dei volumi e dello spazio che caratterizza queste tele dal brioso cromatismo, vibranti di ritmo vitale, di dinamismo.
Ça ira (cat. 107) sembra quasi un omaggio alla Udnie di Picabia, mentre Due modi in uno, Interno YB. ci riportano alle vaste tele sfaccettate di un Gleizes o di un Otto Freundlich. Bagatto, il cui soggetto si ricollega alla serie de I tarocchi, evoca invece nella struttura un’opera come Figure bleu di Jean Hélion.
Esposizioni: Roma 1991-1992, Galleria La Borgognona, p. 34, ripr.
( Cagli, catalogo della mostra, Ancona, 12 febbraio – 4 giugno 2006, a cura di F. Benzi. )