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Lo scacciapensieri

Lo scacciapensieri, 1950
Olio su tela, 72 x 101 cm
Firmato e datato in basso a sinistra: “Cagli, 50”
Roma, collezione privata

La Curiosità sperimentale di Cagli prosegue inarrestabile per tutto il 1950 e dopo il ciclo delle Impronte dirette, nel novembre di quell’anno espone alla Galleria il Milione di Milano le sue nuove sperimentazioni, un gruppo di impronte successivamente soprannominate “indirette” da Crispolti. Se il procedimento utilizzato dall’artista nelle Impronte dirette consisteva nell’intridere di colore dei frammenti per poi imprimerli sulla tela, nelle Impronte indirette il colore viene diffuso per mezzo del polverizzatore, il che fa sì che l’immagine sulla tela non venga creata dal contatto dell’oggetto imbevuto di colore, ma sia invece costituita da quella parte di colore che non ha incontrato l’oggetto e ha quindi potuto raggiungere la tela stessa, una sorta di immagine negativa potremmo dire.
L’uso di questo mezzo industriale per dei fini “pittorici” sembra disorientare il pubblico e far “meditare” la critica, se nella presentazione del catalogo a firma di Gino Ghiringhelli possiamo leggere: “Artista per le facoltà intuitive che gli permettono di cogliere i rapporti segreti dell’armonia delle forme; pittore nato per il senso della superficie la quale al di fuori dell’imitazione, della trasfigurazione, infine del racconto, resta nobilmente vissuta e preziosa, cioè rigorosamente pittura; Cagli ha, con il gruppo delle opere che presenta in questa mostra, rivoluzionato la tecnica facendola aderire come mezzo alla necessità della sua scrittura. La scomparsa del tocco, del pennello, non è una trovata estrosa, ma un’avventura che fa meditare, anche se può sconcertare lo spettatore abituato alle virtù di questo mezzo manuale. Ed è anche una necessità impostasi, forse non senza dolorosa rinuncia, per un pittore che di tali virtù ci ha dato tante prove”.
Marchiori sembra invece capire con acume il linguaggio formale di queste nuove creazioni: “Cagli ha abolito i pennelli, ha abbandonato tavolozza e colori di tubetto, e col nuovo mezzo tecnico (che ha sollevato tanti ironici commenti) ha ottenuto le forme esatte, le forme ripetute in sequenze nitidissime, le forme sovrapposte, senza una sbavatura, senza una macchia incerta o confusa, le forme che corrispondono all’ordine di una visione nitidissima”. Con le Impronte indirette Cagli prosegue in quella costante ricerca di una spazialità multipla, che sembra il carattere distintivo della sua arte, “mettendo a punto un complesso tessuto spaziale con un’inesauribile molteplicità di livelli e schermi” (Crispolti).
Pur essendo accomunate dallo stesso procedimento tecnico le opere di questo gruppo mostrano dei caratteri peculiari.
Lo scacciapensieri è caratterizzato da un nitore, da una limpidezza strutturale, che si accordano con una pluridimensionalità spaziale di estrema complessità.
Ne Il matto dei tarocchi affiora dall’impronta indiretta un’immagine figurativa in cui l’elemento onirico-fantastico si intreccia felicemente con l’elemento ironico. In un’opera come I sepolcri si osserva l’utilizzo dei due procedimenti, quello delle impronte dirette e quello delle impronte indirette, da cui deriva una spazialità con “un carattere arcano e di mistero molto particolare, ed emotivamente assai efficace, spingendo il sondaggio verso zone d’interferenze complesse e oscure” (Crispolti). In Oregon l’artista fa un uso combinato di diverse soluzioni tecniche, accostando lo smalto all’olio. Ne risulta una struttura compositiva solida e rigorosa, di matrice costruttivistica, con certe affinità con quella tendenza dell’astrattismo europeo incentrata sulla mediazione fra ricerca materica e ricerca segnica.

Esposizioni: Milano 1965-1966, n. 99, ripr. a colori; Palermo 1967, n. 164, ripr.; Firenze 1972, n. 350, ripr.; Firenze 1979, o. 123, ripr.; Napoli 1982, n. 54, ripr.

( Cagli, catalogo della mostra, Ancona, 12 febbraio – 4 giugno 2006, a cura di F. Benzi. )

Corrado Cagli

Tra gli Artisti più importanti del '900 italiano (Ancona 1910 - Roma 1976). Formatosi a Roma, soggiornò a lungo a Parigi e a New York. Partecipò attivamente al movimento pittorico moderno, sperimentando tutte le tecniche pittoriche, compreso l'encausto e il mosaico, dapprima nell'ambito della "scuola romana", poi attraverso sottili ricerche formali di una prospettiva quattrocentesca, fino a giungere a composizioni astratte. Si orientò poi verso motivi realistici per tornare quindi a una ricerca di ritmi spaziali e geometrici. Notevole la sua attività grafica e il suo impegno nell'arte monumentale e applicata che lo condusse a importanti realizzazioni di sculture, ceramiche, arazzi e scenografie teatrali, costumi illustrazioni e molto altro...

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