Viaggio a Paestum, 1933
Disegno a olio su carta, 49 x 33 cm
Firmato e datato in basso a sinistra: “Viaggio a Paestum, 1933, Cagli”
Roma, collezione privata
I luoghi sacri dell’antica pietas di Paestum, la Posidonia del VI secolo a. C., dedicata a Poseidon, divino signore del mare, si popolano nella fantasia del turista pellegrino del fervore cerimoniale e rituale degli antichi coloni della Magna Grecia. L’artista rievoca un concorso di fede di altri tempi e lo respira nella maestosa solennità dell’architettura del tempio del dio che dona agli uomini il cavallo, ritrovata intatta tra i fertili campi ed il mare, in un momento di fede, poco importa se festivo o feriale.
Cagli aveva in cuore Roma e sapeva quanto vistoso e affollato fosse l’impareggiabile richiamo dell’Urbe, che era stata città dei Cesari, e a quel fascino si era aggiunto quello della Chiesa di Cristo. A Paestum, sognatore ad occhi aperti, l’artista incontra la folta compresenza dei devoti, attratti anche dalla Basilica e dal tempio di Cerere, che vengono a supplicare Poseidone con voti sacrificali o offerte per grazie ricevute.
Dovunque il sacro attira gli uomini di fede, la folla dei devoti è silenziosa, paziente. Dall’alto gli dei gioiscono, accettano i doni, ascoltano le suppliche di uomini e donne d’ogni età nelle vesti antiche. I cavalli in primo piano erano quelli usi a correre sulle spiagge degli eroi che, dopo il viaggio sulla solida terra, affrontano il mare. Spiccano tra la folla dei fedeli una supplice dal seno scoperto, una fanciulla che, mentre reca l’anfora sulla testa, non esita ad evidenziare le sue forme sinuose, un orante dalle mani levate ad implorare, genti d’arme, viandanti umili, stanchi del viaggio.
Anche a Paestum, come dovunque gli uomini sono pii e religiosi, il colloquio con i celesti è sempre a distanza ravvicinata.
( Cagli nel centenario della nascita, a cura di A. Calabrese. )