Intrecci del Novecento. Arazzi e tappeti di artisti e manifatture italiane

 

100 opere tessili, fra arazzi e tappeti, unici e rari, realizzati dalle principali manifatture italiane in collaborazione con i grandi artisti del secolo, mirano a far rivivere visivamente il fermento creativo che ha pervaso l’arte tessile italiana nel corso del Novecento. Non mera riproduzione, l’opera tessile si mostra come un’interpretazione critica della pittura, un’originale rielaborazione di un’immagine attraverso il proprio linguaggio.

 

Da sempre dedita allo studio e alla divulgazione dell’arte tessile antica, la Galleria Moshe Tabibnia, si affaccia al mondo della contemporaneità, con un evento che vuole ripercorrere la storia, i protagonisti e le affascinanti sfaccettature dell’arte della tessitura artistica del Novecento.

Per la prima volta insieme, opere tessili uniche – più di 100 in mostra – realizzate da diverse manifatture, in collaborazione con i grandi artisti del secolo, mirano a far rivivere visivamente il fermento creativo che ha pervaso l’arte tessile italiana nel corso del Novecento.
Punto di partenza imprescindibile è l’importanza svolta dal Futurismo nel “rilancio” dell’arte tessile italiana nei primi anni del Novecento, per poi toccare gli eventi fondamentali che in Italia, a partire soprattutto dal secondo dopoguerra, hanno destato negli artisti l’interesse verso questa forma d’arte: come, ad esempio, la nascita di importanti manifatture tessili, le Triennali milanesi, la commissione degli arazzi per i grandi transatlantici, gli stimoli provenienti dalle Biennales de la Tapisserie di Losanna e dalla nascente Fiber Art.

L’esposizione vanta opere tessili realizzate dai futuristi italiani: dagli arazzi di Fortunato Depero ai tappeti di Giacomo Balla; le più importanti creazioni tessili presenti alle Biennali di Monza e alle Triennali di Milano; alcuni degli arazzi realizzati dalla Scuola di arazzeria di Esino Lario, su disegni di Gianni Dova, Atanasio Soldati, Alfredo Chighine, Franco Alquati, Umberto Lilloni, Giuseppe Ajmone; gli arazzi tessuti per i grandi transatlantici italiani. E ancora, gli arazzi dell’arazzeria di Ugo Scassa, su disegni di Corrado Cagli, Giuseppe Capogrossi, Umberto Mastroianni, Mirko Basaldella, Renato Guttuso, Emilio Tadini, Mario Sironi, Luigi Spazzapan, Renzo Piano; le opere dell’arazzeria pennese, su disegni di Giacomo Balla, Afro Basaldella, Enrico Accatino, Giuseppe Capogrossi, Marcello Avenali, Diana Baylon; gli arazzi della manifattura MITA, dai bozzetti di Emanuele Luzzati, Enrico Paulucci, Aldo Bosco; gli arazzi e i tappeti creati da Elio Palmisano dai disegni di Oscar Kokoschka, Beppe Caturegli, Piero Dorazio, Nathalie Du Pasquier, Ugo Nespolo, Mario Radice, Mauro Reggiani, Ettore Sottsass, Gillo Dorfles, George Sowden, Luigi Veronesi, Gianfranco Ferroni, Tihamer Gyarmathy.
Per completare lo scenario degli arazzi e tappeti italiani del Novecento gli arazzi e i tappeti tessuti dalle principali manifatture sarde e gli arazzi ricamati di Niki Berlinguer, tratti dalle opere di Corrado Cagli, Renato Guttuso, Lucio Fontana, Enzo Brunori; e quelli di Marina Zatta, da disegni di Renzo Vespignani, Giulio Turcato, Enrico Baj, Toti Scialoja, Emilio Tadini, Mario Nigro.

Infine, un breve sguardo è dedicato inoltre sulle opere di alcune delle principali protagoniste che hanno caratterizzato la Fiber Art italiana a partire dagli anni Settanta, come Paola Besana, Paola Bonfante e Marialuisa Sponga.
Un nuovo arazzo è stato realizzato da Remo Salvadori e verrà esposto per la prima volta.

 

Periodo
12 settembre – 8 ottobre 2017

Dove
Palazzo della Triennale
Viale Alemagna,6 – 20121 Milano

Orari
Martedì – Domenica
10.30 – 20.30

Ingresso
Libero

 

 

Credits

 

A cura di

Moshe Tabibnia e Virginia Giuliano

 

Organizzata da

Galleria Moshe Tabibnia

In collaborazione con La Triennale di Milano

 

Palazzo della Triennale

Storia e mission

1923. Nasce a Monza la prima Esposizione Internazionale delle Arti Decorative
La manifestazione si svolge con cadenza biennale nel parco della Villa Reale di Monza, con l’obiettivo di stimolare le relazioni tra industria, arte e società. L’Italia del dopoguerra cerca nell’industria la prospettiva di un nuovo benessere e nella progettazione creativa l’elemento di unicità delle sue produzioni. Fin dalle origini, la manifestazione è improntata a una concezione unitaria di tutte le forme d’arte e di espressione creativa, strettamente collegate alle evoluzioni sociali e allo sviluppo economico.

1933. Nasce la Triennale di Milano nel nuovo Palazzo dell’Arte
La rassegna di Monza diventa triennale si sposta a Milano e assume una personalità giuridica autonoma. Sotto la guida di figure come Gio Ponti e Mario Sironi inizia la vita della Triennale. L’architetto Giovanni Muzio progetta il Palazzo dell’Arte che diventa la sede della Triennale di Milano, a seguito della donazione della Famiglia Bernocchi.
Antonio Bernocchi, con i fratelli Michele e Andrea, già consapevoli dell’importanza che avrebbe avuto il design per le industrie italiane, donò al Comune di Milano nel 1930 cinque milioni di lire per la costruzione del palazzo dell’Esposizione Triennale Internazionale delle Arti Decorative e Industriali Moderne e dell’Architettura Moderna, che venne inaugurato nel 1933. L’edificio fu chiamato “Palazzo Bernocchi”.
Un edificio prestigioso, modulare e flessibile, espressamente concepito per ospitare grandi manifestazioni e attività museali. Il Palazzo dell’Arte di Giovanni Muzio costituisce una delle principali espressioni dell’architettura razionalista, caratterizzato dalla pulizia delle linee e l’equilibrio dei volumi: 12.000 mq. di sale espositive e spazi dedicati al pubblico nel cuore di Milano. Da oltre 80 anni, la Triennale di Milano è un punto di riferimento nella vita culturale ed economica, motore di un intenso dialogo internazionale tra società, arte e impresa.

I grandi nomi del Novecento
La volontà di affermare l’unità delle arti si è manifestata già nella V Triennale del 1933 con le pitture murali di grandi artisti come De Chirico, Sironi, Campigli e Carrà. Questo intenso rapporto tra la Triennale di Milano e gli artisti si è poi sviluppato nei decenni successivi con l’esposizione delle opere di Fontana, Baj, Martini, Pomodoro, de Chirico, Burri e più recentemente Merz, Paolini e Pistoletto.

Ricostruzione, design e sviluppo industriale
Nell’immediato dopoguerra, la Triennale ha affrontato il problema della ricostruzione promuovendo con Piero Bottoni la realizzazione del quartiere sperimentale QT8, nell’area milanese del Monte Stella. Negli anni cinquanta ha affrontato anche il tema del disegno industriale, con rassegne dedicate a questo specifico settore. Il fenomeno del design italiano si è sviluppato proprio in questo periodo e si è associato al culto del Made in Italy, accompagnando lo sviluppo industriale del paese. A partire dagli anni sessanta, la Triennale ha poi affrontato le problematiche legate allo sviluppo economico e alle sue trasformazioni sociali realizzando rassegne come “La casa e la scuola” nel 1960, “Il tempo libero” nel 1964, “Le città del mondo e il futuro delle metropoli” nel 1988, “Identità e differenza” nel 1996. Nel corso del Novecento, la Triennale di Milano ha contribuito all’affermazione dell’unità delle arti e allo sviluppo dell’architettura e del design italiano; successivamente ha esteso i propri settori d’interesse alla moda, al cinema, alla grafica e alla comunicazione audiovisiva diventando un centro per l’innovazione e la ricerca creativa, un sistema integrato di comunicazione e produzione culturale che si rivolge oggi a fasce sempre più ampie e diversificate di pubblico. La crescita della Triennale di Milano è stata costante e progressiva, caratterizzata da produzioni sempre di altissimo livello, con grandi mostre, attività didattiche, convegni, seminari, workshop, eventi di comunicazione e iniziative speciali. Un successo che è il frutto di un intenso lavoro di progettazione e di un’attenta programmazione delle attività, articolate secondo una linea editoriale che risponde a una visione ampia e allargata della contemporaneità.

Learn more
Translate »