Sette pennelli, 1934-1935
Tempera encaustica su tavola, 74,5 x 51 cm
Firmato in basso a destra: “Cagli”
Firenze, Museo del Novecento
Questo dipinto, esposto alla Quadriennale del 1935, se da una parte realizza compiutamente ed efficacemente l’istanza “encaustica” di Cagli, attraverso una pittura smaltata e brillante, dall’altra esprime la vocazione “critica” dell’artista che abbiamo sottolineato nell’introduzione alla mostra.
La composizione si pone infatti come un esercizio stilistico di astrazione, quasi a contrappunto e commento tempestivo alla recente uscita pubblica degli astrattisti lombardi, che avevano peraltro una rappresentanza in seno alla stessa Quadriennale.
Cagli esegue dunque un quadro di pura astrazione e di campiture di colore giustapposte utilizzando come elementi compositivi nient’altro che gli strumenti del pittore (i pennelli e le carte), metafora della pittura. Ricordiamo come l’artista considerasse fin dal 1933 astrazione e figurazione come due generi non in contrapposizione: “È necessario non giudicare eclettismo la ricchezza dei plastici contemporanei, e vedere che la forma e l’astratto, sono appunto due “generi” come l’epica e la lirica sono due “generi”. È ovvio insistere sulla possibilità di coesistenza di più generi in uno stesso poeta, in uno stesso pittore”.
Esposizioni: Roma 1935, II Quadriennale, Sala VI, Arezzo-Roma 1967, tav. XXIV; Gottingen 1970, o. 12, ripr. a colori; Firenze 1979, n. 1, ripr. a colori; Roma 1984, o. 32, ripr.; Siena 1985, n. 45, ripr.; Verona 1989,
n. 29, ripr.
Bibliografia: Crispolti, Marchiori 1964, p. 103, ripr.; Omaggio a Cagli, 1977, ripr.
( Cagli, catalogo della mostra, Ancona, 12 febbraio – 4 giugno 2006, a cura di F. Benzi. )