Figlio dell’imprenditore Alfredo Cagli (poi insegnate di matematica dopo la Grande Guerra) e della scrittrice per l’infanzia Ada Della Pergola (nota con lo pseudonimo Fiducia), Corrado Cagli nasce in Ancona il 23 febbraio 1910. Ancora bambino nel 1915 si trasferisce con i genitori a Roma, dove potrà compiere dapprima solidi studi classici per poi frequentare l’Accademia di Belle Arti.

Giovanissimo fa la sua prima apparizione pubblica nel 1928, all’Esposizione della Società Amatori e Cultori di Belle Arti (XCIV Edizione), con un’opera di arte applicata: il Cofano del focolare. Questo primo pezzo d’esordio risente inevitabilmente degli influssi dell’Art déco dovuti sia al successo dell’Exposition des Arts Décoratifs et Industriels allestita a Parigi nel 1925, e sia alla formazione privata avuta da Cagli presso lo studio di Paolo Paschetto (1885-1963): artista grafico e decoratore fra Liberty e Déco, il quale resse dal 1914 al 1949 la cattedra di Ornato all’Accademia di Belle Arti di Roma.

Nella prima metà del 1929 Cagli invade le pareti del salone del teatro del gruppo Campo Marzio-Trevi-Colonna del P.N.F. (ricordato anche come palestra Giulio Giordani in via del Vantaggio a Roma). Si trattava di un murale di 70 metri di perimetro (per una superficie complessiva di 200 metri quadri) a “tempera magra”, del quale ogni testimonianza è andata distrutta. Dario Sabatello (1911-1992) nel vederlo poteva annotare: “sono scene di vita nei campi, nelle officine, nelle palestre e riempivano 15 comparti, realizzate in qualche mese di accanito lavoro”.

Dopo questa impegnativa esperienza Cagli, su invito dell’artista Dante Baldelli (1904-1953), è ad Umbertide nella fabbrica di ceramiche d’arte Rometti di cui l’anno successivo, vista la notevole padronanza di tecnica sommata ad idee innovative, ne diviene direttore artistico, rinnovando i modelli utilizzati in precedenza dalla piccola manifattura con soggetti modernissimi e di grande novità. Ma tanto è il suo impegno quale ceramista che, sul finire del 1931, deve forzatamente interrompere l’attività a causa di un avvelenamento da intossicazione da piombo. Prima di lasciare Umbertide esegue, con la tecnica dell’affresco, la Battaglia del Grano nella casa Mavarelli-Reggiani. Adattando lo schema narrativo ad una precedente partizione, Cagli dimostra anche in questo affresco di circa 60 metri quadri (il primo affresco giovanile noto conservato) di saper imprimere una cadenza ritmica capace di dare equilibrio ad ogni singola parte.

Tornato a Roma è parte attiva di quel sodalizio di intenti e di idee con Capogrossi (1900-1972), Cavalli (1904-1981) e Fausto Pirandello (1899-1975) che nel 1932 si svilupperà sotto il segno del “Gruppo dei nuovi pittori romani” con la mostra alla Galleria di Roma, diretta da Pietro Maria Bardi (1900-1999), divenendo successivamente la celeberrima “École de Rome”: gruppo cardine della Scuola Romana.

Nel 1933 espone alla Galleria del Milione di Milano sempre insieme a Capogrossi a Cavalli e in maggio lavora all’affresco Preparativi alla guerra per la V Triennale di Milano. Mario Sironi (1885-1961) che aveva caldeggiato a più riprese la presenza dell’appena ventitreenne Cagli a questa manifestazione, rimane colpito dalla facilità con cui Cagli dipinge con la tecnica della tempera all’uovo intere pareti senza alcun bozzetto o cartone. Lo stesso Cagli, il mese successivo di quello stesso anno, scrive per le pagine della rivista meneghina “Quadrante”, diretta da Massimo Bontempelli (1878-1960) e P. M. Bardi (1900-1999), la nota dichiarazione cardine per la pittura murale italiana “Muri ai Pittori” a favore di un nuovo impegno “per un’arte ciclica e polifonica” tesa al “bisogno di stupore e di primordio” e contrapposta al “neoformalismo classicheggiante, e arcaico” del novecento milanese.

A dicembre, infine, si inaugura la mostra di Capogrossi, Cagli, Cavalli ed Ezio Sclavi (1903-1968) nella prestigiosa Galerie Jacques Bonjean di Parigi. Organizzata dal conte Emmanuele Sarmiento, la mostra è presentata in catalogo dal critico Waldemar George (1893-1970) che raggruppa i quattro giovani artisti sotto l’etichetta di “École de Rome”. Tra le numerose recensioni positive, francesi e italiane, per l’opera di Cagli è anche quella pienamente favorevole dell’autorevole “Gazette des Beaux-Arts”.

In quegli anni l’attività pittorica è febbrile e Cagli torna ad essere fulcro, punto di riferimento per molti artisti della scena romana, tutti riuniti intorno a lui nel suo studio, ove notti intere trascorrono passando a discutere delle diverse problematiche in campo artistico, e ugualmente nella sede della Galleria della Cometa, fortemente voluta dalla contessa Anna Laetitia Pecci Blunt (detta Mimì) e di cui Cagli fu direttore affiancato da Libero De Libero (1903-1981), inaugurata nell’aprile del 1935 con una mostra di cinquanta disegni presentati da Massimo Bontempelli. In quello stesso anno Cagli è nella città di Terni per seguire in prima persona la messa in posa di un vasto mosaico (200 metri quadri) da lui progettato per la fontana di piazza Tacito sviluppando il tema dei segni dello zodiaco. Tornato a Roma inizia la complessa realizzazione della poderosa opera (5,50 x 6,60 m) a tempera encaustica su tavola tamburata in nove pannelli esposta alla VI Triennale di Milano: La Battaglia di San Martino e Solferino. Questo dipinto si impone ancora oggi, dopo quasi un secolo, come uno dei punti alti della pittura italiana del periodo entre-deux-guerres.

Nel 1937 in Italia si spande la coltre dell’antisemitismo e si intensificano, così, gli attacchi nazionalistici e antisemiti a mezzo stampa anche contro Cagli e coloro che gravitavano attorno alla sede romana della Galleria della Cometa, tacciata di essere promotrice di “arte degenerata, internazionalista, cosmopolita, decadente”; Cagli viene accusato, come ebreo, di disfattismo in relazione al ciclo dei grandi dipinti a tempera encaustica su tavola tamburata realizzati per l’Exposition Internazionale des Arts e des Techniques dans la vie moderne ed esposti nel vestibolo del Padiglione italiano. I dipinti (raffiguranti immagini simboliche dedicate alla grandezza di Roma e ritratti ideali di personaggi storici, dall’età romana al periodo risorgimentale) a causa della palese libertà interpretativa antiretorica provocarono la reazione di Galeazzo Ciano, Ministro degli affari esteri, che ne ordinò la distruzione, fortunatamente solo in parte riuscita.

In questo clima di violento ostracismo Cagli decide di lasciare l’Italia. Prima di partire riesce, tuttavia, a ultimare l’affresco, poi distrutto, raffigurante Orfeo incanta le belve (3,15 x 2,35 m) per la XXI Biennale Internazionale d’Arte di Venezia (di cui sopravvive il cartone preparatorio) e nel novembre del 1938 con l’incalzare delle persecuzioni razziali si trasferisce a Parigi per poi imbarcarsi il 5 Ottobre del 1939 a Le Verdon-sur-Mer direzione New York divenendo in seguito cittadino statunitense e iniziando un’intensa attività espositiva, prima fra tutte quella allestita nelle sale dell’ambita Julien Levy Gallery nel 1940. 

L’anno seguente si arruola volontario nel 188th Field Artillery Group. La sua attività artistica, incurante di tutto, continua e Cagli realizza decorazioni murali (45 pannelli) per una sala ricreativa del 143RDField Artillery di Camp San Luis Obispo, poi esibite insieme a 70 disegni in una personale al M.H. De Young Memorial Museum di San Francisco, e sette grandi tele per decorare la cappella militare a Fort Lewis. Nel 1944 prende parte, al seguito della Prima Armata Statunitense, allo sbarco in Normandia, e quale ufficiale è così nelle campagne di Francia, Belgio, delle Ardenne e di Germania dove figura tra i primi a varcare i cancelli del campo di concentramento di Buchenwald, realizzando una vibrante serie di disegni definiti da Cagli stesso “il ricordo più amaro di questa guerra”.

Terminato il secondo conflitto mondiale torna a New York, in uno studio sito al 1248 della Second Avenue, divenendo tra i fondatori della compagnia The Ballet Society ed ottenendo il Guggenheim Fellowship. Per la Ballet Society crea logo e programmi, e tra il 1947 e il 1948 realizza il programma e la partitura di The Medium e di The telephone di Gian Carlo Menotti; le scene, il sipario e i costumi per The Triumph of Bacchus and Ariadne, coreografato da George Balanchine, su musiche di V. Rieti, con prima assoluta al City Center di New York il 9 febbraio 1948 e collabora con The Poet’s Theatre di Maria Piscator, sempre a New York, per le scene e i costumi di The Dusk e Noh plays di Paul Goodman.

Con tali significative esperienze rientra definitivamente in Italia e a quanti gli domandavano i motivi del suo ritorno la risposta, decisa e densa di significato, era: “Ogni albero ha il suo paesaggio”. In Italia promuove convegni per sostenere la validità della pittura che in quegli anni si andava sviluppando entrando più volte in polemica con Giorgio De Chirico che nell’arte contemporanea italiana leggeva un atteggiamento “di decadenza, di malafede di sfacelo”. Questi sono per Cagli anni di instancabile ricerca, di straordinario fervore immaginativo. Sono gli anni dei disegni di Quarta dimensione, dei Motivi cellulari, delle Impronte dirette e indirette, ma anche quelli nei quali dispensa idee e promuove le nuove ricerche di altri artisti. Cospicuo e rilevante è il novero di quanti in quel tempo cercano il consiglio di Cagli tra i quali anche Afro, Burri, Capogrossi, Mirko, Novelli, Nuvolo. 

Nel 1952 affronta l’opera lirica con la messinscena del Tancredi di Rossini al Maggio Musicale Fiorentino. Il teatro per Cagli sarà un luogo dove la sperimentazione e la ricerca marciano di pari passo, ma anche uno strumento di maggiore veicolazione di forme concettuali e razionali rispetto allo spazio limitato del quadro.

Nel 1953 esegue il ciclo delle Metamorfosi, da Ovidio, che prosegue fin verso il 1957. Nello stesso anno realizza le scene e i costumi per il balletto di Aurel Milloss (1906-1988) Bacco e Arianna su musiche di Roussel al Teatro dell’Opera di Roma sigillando, con questa prima collaborazione, l’inizio della lunga amicizia fra Milloss e Cagli.

Se nelle opere degli anni Trenta Cagli prese ispirazione, a ritroso nel tempo, dai massimi del Rinascimento e dalla pittura compendiaria romana, nel dopoguerra l’obiettivo mutò e con l’andare degli anni, presa coscienza che la tradizione così come la cultura sono già in nuce nell’uomo, si rivolse ai metodi analitici (junghiani) per far riaffiorare dall’inconscio la propria tradizione nella convinzione che “quanto c’è di più moderno lo è in quanto remoto o estremamente antico”. È da questo scavo psichico che prendono forma le serie delle Tavolette, delle Flotte Arunta, degli Arlecchini caratterizzate da una immaginazione basata sull’archetipo e pervase da un’aura magico-totemica, dalla vastità e dalla verità del rito.

Nel novembre del 1958 espone per la prima volta, alla Galleria Il Segno, il ciclo delle Carte, intenso e di breve durata, presentato in molte altre rassegne, e caratterizzato da una tripolarità immaginativa. Nel 1959 lavora all’allestimento del Misantropo di Menandro e nel 1960 realizza per il Teatro alla Scala di Milano la scenografia e i costumi per il Macbeth di Ernest Bloch (1880 – 1959) con la regia di Luigi Squarzina (1922 – 2010). 

L’anno seguente Cagli viene chiamato ad intervenire nuovamente sul mosaico realizzato nel 1935 a Terni poiché gravemente danneggiato durante il conflitto dell’ultima guerra. Nel luglio-ottobre del 1963 si tiene un’ampia retrospettiva dal titolo “Omaggio a Cagli” al Castello dell’Aquila, a cura di Enrico Crispolti, nell’ambito della rassegna internazionale di architettura, pittura, scultura e grafica, “Aspetti dell’Arte Contemporanea”. Nel 1964 la XXXII Biennale Internazionale d’Arte di Venezia dedica all’artista una sala personale e durante l’anno realizza i bozzetti di due scene per il film La Bibbia di John Houston: L’albero del bene e del male e la Torre di Babele. Per la regia sempre di Huston esegue la messinscena dell’opera Le miniere di zolfo di Rodney Richard Bennet (1936 – 2012) alla Scala di Milano nel 1965 e sempre nella città meneghina viene organizzata, al Civico Padiglione d’Arte Contemporanea, una retrospettiva antologica di oltre 200 opere.

Nel 1967 è con Milloss al Teatro dell’Opera di Roma, elaborando scene e costumi per Jeux di Debussy. L’anno successivo realizza Estri di Petrassi ancora con Milloss al Festival dei Due Mondi di Spoleto. In questo spettacolo inserisce come macchine sceniche la proposizione tridimensionale dei disegni di Quarta dimensione come già auspicava nel testo “Proiettiva e disegno di quarta dimensione” del 1948.

Lavora al balletto Marsia di Luigi Dallapiccola (1904 – 1975), con Milloss, al Teatro dell’Opera di Roma, nel 1969; anche in questo lavoro Cagli opera ancora nell’impronta della metamorfosi e del mutamento. Nel 1970 e nel 1971 ritorna al Maggio Musicale Fiorentino per i balletti Perséphone di Igor Stravinskij (1882 – 1971) e Fantasia indiana di Ferruccio Busoni, con la coreografia di Milloss. Inno ai tempi di Milhaud e Wandlungen di Shönberg sono realizzati invece allo Staatsoper di Vienna sempre con il coreografo Aurel Milloss. Progetta e realizza a Göttingen, in un’area dove sorgeva una sinagoga distrutta dai nazisti il 9 novembre 1938, un monumento commemorativo in acciaio inossidabile costituito da 86 triangoli sovrapposti formanti una spirale pendolare in forma piramidale. Nel 1972 l’Università Internazionale dell’Arte di Firenze e La Strozzina di Palazzo Strozzi gli dedicano una mostra antologica, comprendente circa 600 opere, nella quale pone l’accento sulla sua nomadica esperienza pittorica. 

Tra il 1973 e il 1974 Cagli realizza opere di grande valore umano: la prima sono dei graffiti monumentali al Museo Monumento al Deportato nel Palazzo dei Pio a Carpi e che raffigurano i corpi sfigurati dalle atroci sofferenze inflitte nei campi di concentramento; la seconda è Lager, una tela (1,41 x 2,87 m) esposta presso il museo delle Fosse Ardeatine.

Al Maggio Musicale Fiorentino del 1974 esegue le scene e i costumi dell’Agnese di Hohenstaufen di Spontini con la regia di Franco Enriquez, mentre nel 1975 lavora ancora per il teatro con Filottete di Sofocle su musica di Luciano Berio (1925 – 2003) e regia di Glauco Mauri al Teatro Comunale dell’Aquila e alle scene e costumi per la Missa Brevis di Igor Stravinskij, rappresentato per la prima volta al Teatro Olimpico di Roma.

Nel trentennale della Liberazione (1976) si inaugura all’Accademia dei Concordi di Rovigo la personale Corrado Cagli disegni per la libertà, una mostra che parte dai disegni realizzati nei campi di addestramento militari sino a quelli di Buchenwald.

Il 28 marzo 1976 Cagli muore inaspettatamente per un edema polmonare nella sua casa romana all’Aventino.